Si incontrano davanti ad un teatro.
Lui insegnante di recitazione di un gruppo di pensionati, lei nipote della sua insegnate.
Nino e Teresa sono figli del loro tempo.
Trentenne lei, ventenne lui con un bisogno reciproco di completarsi a vicenda.
Grazia, zia di Teresa e insegnante di Nino è la voce narrante di questa storia e racconta i loro dialoghi, i loro scontri e i loro incontri fino alla fine.
Ho conosciuto Paolo di Paolo con il romanzo “Lontano dagli occhi” (di cui trovate qui la recensione) e la sua scrittura mi ha attratto fin dalle prime righe.
Anche qui Di Paolo muove i suoi personaggi con delicatezza e decisione.
Il lettore all’inizio rimane un po’ disorientato dal fatto che il libro non presenta una divisione canonica in capitoli e i dialoghi tra i personaggi non sono messe tra virgolette, ma proprio questo tipo di scrittura rende il libro ancora più intrigante e permette al lettore di essere ancora più coinvolto nella storia.
Come nell’altro libro però il lettore deve vedere i personaggi da distanza, perché anche qui è forte la sensazione che più ci avviciniamo a loro, più questi si sgretolino sotto le nostre mani.
Il lettore diventa quindi uno spettatore del racconto di Grazia, proprio come quando una vecchia zia si mette a raccontare di due suoi nipoti lontani.
Due ragazzi, una sola vita da vivere che da e toglie a piacimento, uno spettacolo da mandare in scena e una storia solo quasi d’amore da vivere.
PAOLO DI PAOLO
Dopo l’esordio nel 2008 con “Raccontami la notte in cui sono nato” arriva questo libro nel 2016 a cui ha fatto seguito “Lontano dagli occhi” del 2019, tutti nel catalogo Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee.
Inoltre scrive per “la Repubblica” e per “L’Espresso”.