“Intervista con l’autore”

Anche questo mese il blog propone un’intervista ad un autore, anzi un’autrice.

Maria Pia Michelini autrice di “La meccanica delle vite possibili” di cui trovate la recensione qui  e fresco secondo posto al premio Letterario Nazionale ” Essere Donna Oggi” 2020  con il suo romanzo “Zena la nuda”.

 

  • Ciao Maria Pia innanzi tutto grazie per l’intervista e inizio con il chiederti di parlarci brevemente di te.

 

Ciao, e grazie di avermi scelto per la tua intervista.

Sono una donna 54enne, che se ne sente addosso solo una trentina (acciacchi a parte). Vivo con due gatte in un paesino contornato dai boschi ma sono originaria di Lucca “drento” (non è un errore), ovvero all’interno delle famose Mura, per cui in me vivono e a volte litigano due forze, l’amore per la natura e il richiamo alla vita cittadina che a volte mi manca.

Sono una maestra, più imparante che insegnante, nella Scuola dell’Infanzia, i bambini sono i miei maestri. Sulla quarantina mi sono decisa a scrivere “per davvero”, grazie anche ai corsi di scrittura creativa che ho frequentato insieme ai “colleghi” che hai nominato qui sotto.

 

  • Tu hai dato vita insieme ad altri colleghi e appassionati di libri alla associazione Nati per scrivere ti va di parlarci di cosa si tratta per chi ancora non la conoscesse e di come è nata la tua passione per la scrittura creativa.

 

Come ho già accennato, quando mi sono chiesta sul serio cosa volessi fare da grande, oltre alla mia professione che amo, c’era sempre una vocina che mi ronzava nelle orecchie e che finalmente ho deciso di ascoltare: scrivere.

Scrivere, fin dai tempi della scuola, è sempre stato per me abbastanza facile, ma sentivo di aver bisogno di affinare questa spontanea abilità con conoscenze tecniche e ho cercato dei corsi che mi potessero aiutare.

Chi cerca trova, così è stato anche per me. È così che sui social mi è comparso nel 2013 un laboratorio di scrittura creativa che si teneva a Viareggio, sotto la guida di Mirko Tondi, giovane scrittore di Firenze. Con lui ne sono seguiti altri, mentre cresceva anche l’amicizia e l’intesa tra noi allievi.

Da qui l’idea di restare uniti da questa passione comune, e dalla voglia di diventare promotori di cultura, di amore per la lettura e la scrittura.  

Così è nata nel 2016 l’associazione culturale Nati per Scrivere, a cui, nel tempo, si sono associati altri scrittori e amanti dei libri.

Un’avventura che negli anni si è arricchita di iniziative per valorizzare i territori e gli scrittori emergenti, per accompagnare con laboratori di scrittura creativa chi vuole crescere nella propria passione di scrivere, per collaborare con altre arti e dare spazio alla creatività e alla bellezza.

Nel 2018 ha preso vita anche il marchio editoriale Nps edizioni, che accoglie romanzi e racconti che diano luce ai territori delle loro ambientazioni e che valorizzino le tradizioni locali, per mantenere vivo il valore custodito dalle generazioni che ci hanno accompagnato fin qui; con spazi per il genere fantastico, storie di vita, racconti per bambini e ragazzi.

 

  •  Lavori spesso a contatto con i bambini e per loro hai scritto “Tito il dito e l’alieno scoppiettante”. Come sono come pubblico, sono più esigenti e pignoli di noi adulti?

 

Sì. I bambini sono molto esigenti e afferrano le parole che doni nella narrazione, memorizzandole e cogliendone il tono, l’inflessione e l’espressione che hai sul volto mentre leggi o racconti, la logica degli eventi e tutte le domande che ci stanno sotto a cui magari, tu, scrittore, non hai mai pensato. Per questo scrivere per bambini è molto più difficile. Io ho la fortuna di stare tra loro tutti i giorni e imparare la sintesi, l’essenziale, il modo diretto, libero da considerazioni, moralismi e rigiri tipici di noi adulti. 

 

  • Dopo “Zena la nuda” torni a scrivere per adulti con il tuo nuovo romanzo che ho avuto l’onore di leggere in anteprima “La meccanica delle vite possibili”.
  • Da dove e nata questa storia?

 

È nata da un concorso a cui volevo partecipare, che aveva come tema il riscatto di una donna. Avevo letto di fretta il volantino e messo da parte, sicura che si trattasse di un racconto breve. La scadenza dell’invio del manoscritto era lontana, avevo un sacco di tempo per scriverlo. Ripescando gli appunti dei laboratori di scrittura di cui ho scritto sopra, ecco il ritorno di una persona alla casa di famiglia, una prova che avevamo fatto in pochi minuti, durante una lezione. Da quelle poche parole gettate su un quaderno è nata questa storia.

Solo che, leggendo bene, si trattava di un concorso di romanzi, a quel punto dovevo “correre”, mancavano quindici giorni alla scadenza dell’invio. In quei quindici giorni la vita di Lilly e i personaggi che in questa storia le sono girati attorno, sono scesi come un torrente in piena dalla tastiera del mio pc. Finché, sul finale, buio completo, blocco totale della mia creatività. Come lo termino? La data è arrivata e la storia è rimasta a casa. Grazie a questa frenata e momentanea delusione di me stessa, ho avuto il tempo di migliorarlo, affinarlo grazie all’aiuto di chi ha fatto editing, dell’editore, di un’amica lettrice. Voglio però ringraziare anche chi nella mia vita mi ha sempre dato l’occasione di stare a contatto con chi di solito resta nell’ombra, nelle retrovie, o viene facilmente additato come persona sbagliata, fuori dalle righe, fuori dal corretto vivere. In questa storia ho voluto dare luce alla loro umanità.

 

  • A differenza della tua collega Daniela (Tresconi ndr) tu hai ambientato il romanzo negli Stati Uniti e non in luoghi a te famigliari come fa Daniela ambientando i suoi romanzi nei posti dove vive. Come mai questa scelta?

 

Quando ho immaginato Eulalia, detta Lilly, la protagonista, l’ho vista camminare sulle strade dell’area di Detroit, negli anni Cinquanta/Sessanta. È stata lei a portarmi lì. Le ho detto che non conoscevo a fondo la sua realtà e che avrei tentato di condurla in luoghi a me più familiari ma non c’è stato verso. Lei era fatta per quel luogo e quel tempo. Ogni alternativa non avrebbe funzionato. È una donna determinata, tosta e convinta di quello che fa. Allora mi sono arresa.

 

  • Ci siamo incontrate da poco nella bellissima manifestazione “Lucca città di carta” che hai organizzato proprio con l’associazione Nati per scrivere.
  • Da dove è nata l’idea di questa fiera che si è tenuta in una cornice deliziosa (Il Real collegio di Lucca) e che ha avuto un ottimo riscontro di visitatori?

 

È nata da un sogno che batteva nel cuore e nella testa del nostro Presidente Alessio Del Debbio e della fondatrice del magazine on line L’Ordinario, Romina Lombardi. Naturalmente condivisa da tutti noi che facciamo parte di queste due splendide realtà. Per me poi ha avuto un significato davvero profondo, poter avventurarsi in questa grande idea nella “mia” città, in una cornice così speciale quale il Real Collegio che ospita eventi di vero rilievo. A Lucca mancava una luce così forte sul mondo dei libri e la voglia di regalare bellezza ci ha dato l’idea di allargare lo spazio a qualsiasi arte o attività legata alla carta, che in questo territorio vanta l’esperienza storica di molta produzione cartaria.

Artisti arrivati da diverse parti dell’Italia hanno donato la loro presenza e creatività.

Ci abbiamo creduto fino in fondo e Alessio e Romina hanno dato tutte le loro energie fino all’ultima goccia, nonostante il non facile sviluppo del progetto; non ci ha fermato neanche il lockdown, che ha fatto rimandare la data dell’evento e perdere qualche risorsa che speriamo di ritrovare nelle edizioni successive. La partecipazione così numerosa, nonostante il caldo, il temporale, le restrizioni e le regole per la gestione corretta degli ingressi al tempo del Covid, ci ha ripagato in soddisfazione immensa, in calore umano, in conoscenza di tante piccole e preziose realtà con cui siamo venuti in contatto. Ho sempre pensato che al mondo c’è tanta bella gente, tanta ricchezza umana che non fa chiasso ma fa bene alla Terra e a chi ci vive.  Bisogna aprire gli occhi, scovarla e metterla in luce.

 

  • Adesso continuerai a regale storie a noi grandi o tornerai dai tuoi bambini?
  • Progetti futuri?

 

Quando ho deciso di dedicarmi sul serio alla scrittura, ho sempre avuto chiara l’esigenza di scrivere per il mondo degli adulti. Ma passando parte della mia quotidianità con i bambini, non posso non dare spazio a storie a loro misura. Soprattutto perché con quelle voglio dire la mia sul mondo dei più piccoli, sulle loro richieste non dette a parole, ma gridate con il loro modo di essere, di muoversi, di agire.

Quindi andrò di pari passo.

Ho due progetti a cui sto lavorando, dedicati ai grandi: stavolta ambientati a Lucca, uno in una famiglia dei primi del Novecento e un molto prima, intorno al Mille e quattrocento. Un fantasy, quest’ultimo a cui provo a cimentarmi per la prima volta. Non so se ci riuscirò.  

Per i bambini sto scrivendo una serie di racconti sulle figure leggendarie dei Folletti di cui le nostre zone sono ricche. Ho scelto i più dispettosi e scatenati, mettendo in risalto il loro lato simpatico e burlone, per dare anche al mondo dei bimbi la ricchezza che i piccoli di una volta potevano ascoltare nelle serate in famiglia al calore di una stalla, di un caminetto o in mezzo all’aia nei periodi più caldi. Storie che, allora, non risparmiavano anche un po’ di paura. 

   

  • E infine cosa vuoi dire ai nostri ragazzi che vivono oggi una situazione scolastica piena di regole e di incertezze?

 

Il modo dei ragazzi mi sta molto a cuore perché in questi ultimi anni, troppi, è stato trascurato nell’accogliere e valorizzare le loro vere esigenze e le loro infinite risorse.

A loro voglio dire di guardarsi, non solo fuori, nelle foto che mettono sui social, ma nella loro testa, nei loro desideri, nelle loro capacità. Chi sono io, proprio io? Cosa mi piace veramente? Chi voglio essere? Cosa so fare? Sono cose che non si trovano molto nella ragione, più nella pancia. E da lì mettercela tutta ma proprio tutta per diventare chi si è. La scuola serve a questo, per studiare, diventare consapevoli e preparati a fare per dare il meglio di ciò che siamo. Purtroppo ha tante, tantissime lacune. E questo mare di regole pare imprigionare, ingabbiare l’espandersi delle persone e delle loro possibilità relazionali vere, dirette, non mediate dai social, mette in evidenza la paura e la crisi mondiale.

Vorrei dire ai ragazzi: Guardate oltre. Guardate più lontano. Allargate la visuale. Come è stato insegnato a me, fate di ogni ostacolo una pedana di lancio.

Avete il diritto di essere pienamente voi stessi e quindi, di essere felici.

 

Grazie mille e ai prossimi libri.