“Il mio nome era Anastasia di Ariel Lawhon “

“IL MITO DEI ROMANOV NON HA MAI SMESSO E NON SMETTERA’ MAI DI AFFASCINARE”

(The Indipendent)

 

16 Luglio 1918.

Questa è la data dell’esecuzione a sangue freddo dell’ultimo Zar di Russia e della sua famiglia.

17 Febbraio 1920.

Una donna viene ritrovata a Berlino in fin di vita. In ospedale la identificano come Anna Anderson, una emigrata polacca, ma quando le chiedono il suo nome lei dice di chiamarsi Anastasia.

Inizia così il mito dell’ultima Zarina di Russia, l’unica sopravvissuta alla strage del 1918.

 

 

Ariel Lawhon costruisce un romanzo che però non convince del tutto.

L’idea di base è molto buona e originale, ma l’autrice si perde troppo con i salti temporali e a volte manda in confusione il lettore.

Ad un certo punto però il romanzo prende una spinta e si legge tutto d’un fiato diventando avvincente e facendo dimenticare i diversi salti temporali.

L’autrice quindi ci porta fino alla fine della storia in un modo altalenante, a volte convincendoci, altre confondendoci.

Fortunatamente però la storia non risulta banale anche se il rischio era alto in quanto il mito di Anastasia è stato sviscerato in ogni sua parte, non solo dal mondo della letteratura, ma anche dal mondo del cinema. Esiste anche la versione cartoon.

 

Film con Ingrid Bergman e Yul Brynner del 1956

Cartone animato del 1997

 


 

Un romanzo che poteva osare di più, ma che si porta a casa comunque la sufficienza.

 

ARIEL LAWHON

È un’acclamata autrice americana di narrativa storica ed è co-fondatrice di SheReads.org, uno dei più seguiti book club d’America.

 

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