“La luna e i falò di Cesare Pavese”

Il protagonista Anguilla torna subito dopo la liberazione al suo paese delle Langhe dopo anni trascorsi in America.

Insieme a Nuto ripercorre i luoghi della sua infanzia alla ricerca delle sue radici.

Tra passato e presente Anguilla torna in un paese che è cambiato, ma che in fondo è rimasto sempre lo stesso.

 

 

L’ultimo romanzo, il più bello.

Scritto nel 1950, lo stesso anno in cui Pavese si tolse la vita, nella sua “La luna e i Falò” racconta e recupera i temi civili della guerra partigiana e le lotte della liberazione del nostro paese durante gli anni della guerra.

Una storia semplice scritta nello stile inconfondibile di Pavese che gioca in bilico tra passato e presente.

Un libro intimo, intenso, non facile certo ma Pavese attraverso il suo racconto ci porta in quei luoghi e a quel tempo come pochi scrittori dopo di lui sapranno fare.

Una pietra miliale della letteratura che tutti prima o poi abbiamo letto o dovremmo leggere.

Un libro che non solo ci racconta le vicende di Anguilla, ma ci racconta a modo suo anche la solitudine del suo autore, proprio quella solitudine che ci ha portato via troppo presto uno dei più grandi scrittori della nostra letteratura.

 

CESARE PAVESE

1908-1950 è stato uno scrittore, poeta, traduttore e critico letterario italiano.

È considerato uno dei maggiori intellettuali italiani del XX secolo.

Incominciò con l’attività di traduttore, alternandola all’insegnamento della lingua inglese e alla pubblicazione, a partire dal novembre 1930 sulla rivista La Cultura diretta da Arrigo Cajumi, di articoli di critica letteraria dedicati agli autori americani di cui stava facendo la scoperta e che andava traducendo.

Durante gli anni della guerra Pavese venne accusato di antifascismo, arrestato e incarcerato.

Nell’estate 1950 trascorse alcuni giorni a Bocca di Magra, in Liguria, meta estiva di molti intellettuali. Proprio in quell’anno dopo aver lasciato nel suo diario la seguente frase «Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più» lo scrittore si tolse la vita in una camera d’albergo di Torino.

 

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