“Sotto la città di Domenico Tiburzi”

Avezzano, 13 gennaio 1915 ore 07.52.43 la terra trema, i muri crollano, le case scompaiono.

Tito rimane sotto le macerie.

Rimane intrappolato sotto la città e ci starà per sempre.

 

Aquila, 06 aprile 2009 ore 06.32 la terra trema, i muri crollano, le case scompaiono.

 

Vittorio rimane intrappolato sotto la città.

La non vita di Tito è trascorsa per 100 anni quasi nel ricordo di quella che è stata la sua città e la sua vita.

L’amore per la moglie, quel figlio non ancora concepito, gli scherzi con gli amici.

 

Poi il buio.

 

Domenico Tiburzi in questo breve, ma intenso monologo racconta la speranza e i sogni infranti di chi perde tutto in una manciata di secondi.

 

Il terremoto non perdona.

 

Nel 1915 la città di Avezzano fu rasa al suolo e da allora i suoi abitanti hanno cominciato una silenziosa ricostruzione.

 

Tiburzi crea un parallelismo tra il sisma del 1915 e quello altrettanto devastante dell’Aquila nel 2009.

 

Ancora una volta l’Abruzzo colpito, il cuore dell’Italia spaccato a metà, ancora una volta c’è da ricostruire.

 

L’incontro tra le due voci, Tito e Vittorio, è la parte più bella e straziante dell’intero monologo.

 

L’uomo del 1915 che chiede come è diventata la sua città e cerca di dare una speranza all’uomo del 2009.

 

Ma si sa la natura quando vuole sa essere devastante e non risparmia le sue creature.

 

Tito sarà così costretto a continuare la sua non vita per far si che rimanga in vita il ricordo di quello che è stato, e per dare speranza a tutti quelli colpiti dal terremoto.

 

“DI NUOVO DA SOLO… TANTO NON CI TORNERO’ MAI LI SOPRA… HO PAURA DI TORNARE IN UN POSTO DOVE MANCA IL TEMPO PER DIRSI TI VOGLIO BENE… DEVO RESTARE QUI. FORSE VOGLIO RESTARCI… PER SEMPRE.”

 

DOMENICO TIBURZI

Attore e regista di quello che diventerà un corto metraggio con Lino Guanciale nel ruolo di Tito.

 

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